L'APPRENDIMENTO E UN PAPERO CHE SUONA Uno sguardo psicomotorio (seconda parte)

13.10.2014 12:39

di Pier Paolo Gobbi

C'era una volta una formica che incontrò un millepiedi e gli chiese:
Ma tu, gentile e strano animale, come fai con tutti quei piedi a riuscire
a camminare così disinvoltamente?
Il millepiedi si fermò, ci pensò a lungo…e da quel momento non riuscì più a muoversi.

Questo piccolo racconto mette bene a fuoco la relazione stretta che in ognuno di noi c'è tra corpo e mente e questo è particolarmente evidente nei bambini e giustifica la bontà di osservare le origini corporee dell'apprendimento. Ricordate che l'abbiamo definito come un movimento del bambino verso la realtà, per prenderla,conoscerla e farla propria, immaginando la mente come un prolungamento delle manine del bambino e le manine come gli amici più cari della mente.
Abbiamo poi visto che tale movimento è sostenuto dal desiderio del bambino, che cresce bene in compagnia di due sorelle speciali, che i genitori curano e gli fanno gradualmente conoscere: la buona dipendenza e la buona autonomia. Abbiamo insistito sulla continuità tra le esperienze primarie e concrete di movimento, gioco, esplorazione ( viva il gioco, le avventure, i genitori che giocano,la scuola dell'infanzia e le brave maestre!) e le successive esperienze di apprendimento più cognitivo.
Ci siamo infine chiesti anche se, partendo dal corpo e dal movimento ( visto che le esperienze primarie li vedono protagonisti) si possono aiutare i bambini che sembrano avere uno scarso desiderio di apprendimento scolastico o difficoltà a scuola.

1- Ogni bambino è una domanda per noi

Oggi la pluralità di risposte "scientifiche" alle difficoltà dei bambini è davvero imponente, soprattutto in internet, a volte persino troppo, tanto da rischiare di perdere di vista una cosa importante: la scuola è una parte importantissima della vita di un bambino ma ogni bambino ogni mattina va a scuola con tutta la sua storia e quando apre il suo pesante zaino non ci trova dentro solo i libri e l'astuccio...ma anche la mamma e il papá, che ci sono e non ci sono, la relazione con loro, trova i fratelli e le sorelle,che ci sono e non ci sono, ritrova come vecchie briciole di pane le prime esperienze di vita, gli stimoli e le esperienze che ha vissuto, che vive e non vive, trova a sua originalità insopprimibile,...continuate voi...cosa c'è nello zaino del vostro bambini/a?

Significa che qualsiasi sia la difficoltà scolastica di un bambino, essa è sempre una domanda per noi e quindi attende ascolto, accoglienza, accettazione e comprensione.
A volte certo serve anche del lavoro con e per il bambino, per migliorare. Sempre però dobbiamo essere disponibili a metterci in gioco noi grandi, genitori e insegnanti e avere uno sguardo bello sul bambino, visto sempre come un potenziale che c'è è va scoperto e realizzato, ma anche come un mistero originale che va accolto e non sarà mai compreso del tutto, ma sempre totalmente amato.

2- Il corpo è un metodo di studio?

Il corpo può aiutare un bambino ad andare meglio a scuola?
Se la parola “metodo” significa via che si segue per giungere più rapidamente a un fine prefissato, tutto quello che siamo andati dicendo fino ad ora dovrebbe consentirci di rispondere positivamente a questa domanda.
Fino a che non arrivano alla Scuola primaria i bambini solitamente sono come il millepiedi del raccontino: si muovono, corrono, giocano senza tanti pensieri e tutto solitamente va bene. Non è sempre vero, in realtà...perchè i bambini i loro segnali di fumo ce li mandano in mille modi, soprattutto corporei. Vero?
Il corpo e la mente vanno d’accordo quasi sempre e i bambini sembrano proprio avere mille piedini e le calze antiscivolo che compriamo loro non bastano mai!

Poi iniziano le Scuole, arrivano le maestre, i compiti, c’è da stare più fermi in classe, attenti, c’è da imparare a leggere e a scrivere, grandi segni di un io autonomo e in serena relazione con la realtà, e tutto il resto. C’è da “imparare ad imparare”. L'io del bambino, forte delle sue buone esperienze di dipendenza e delle sua avventure di autonomia, ora è chiamato a "muoversi" con desiderio autonomo verso gli "oggetti" scolastici dell'apprendimento ( vedete che il movimento c'entra!) attraverso la relazione con le insegnanti, che dovrebbero essere animati dal loro desiderio e passione verso la realtà e trasmetterli quasi per contagio ai bambini! ( Beati questi insegnanti! )
La realtà ci dice che le cose non vanno sempre benissimo: oggi sempre più si riscontrano nei bambini difficoltà di attenzione,di scrittura e lettura, difficoltà significative di rendimento in alcune materie. Altri manifestano iperattività, impulsività, inibizione, stati d’ansia frequente, disturbano, partecipano poco alle lezioni, sono demotivati, ecc. Sorvoliamo sui "disturbi" e difficoltà di chi fa scuola. Parlando con le insegnanti, spesso si lamentano del clima troppo “vivace” delle loro classi, che rende difficile insegnare ed evidenziano la difficoltà di attenzione, in molti bambini.“State attenti!” è forse la frase più usata nelle classi!
Molti studi condotti sui bambini con "disturbi di apprendimento" mostrano che essi in generale sono intelligenti ma presentano una “disarmonia psicomotoria”, che fa da sottofondo alle difficoltà di apprendimento.
Che fare?

3- Prima il piacere, poi il dovere

Lo so, il proverbio è diverso, ce lo hanno insegnato al contrario ma stiamo attenti: a volte, con i bambini che faticano a scuola, è utile lasciare inizialmente da parte l’obiettivo cognitivo e dell'apprendimento scolastico e iniziare a lavorare in un certo senso sui "fondamentali",sulle origini dell'apprendimento: il desiderio, il piacere, la relazione.
Si inizia così a lavorare con il corpo in movimento e con gli oggetti concreti, i più vicini alla prima infanzia(palla, corde, cuscinoni, ecc.): l'obiettivo è proprio favorire e riscoprire un desiderio personale del bambino, il suo desiderio, da cui partire verso la realtà, con nuovo interesse e gioia.
Qualche genitore quando suo figlio che va male a scuola viene a fare psicomotricità, mi chiede: “Cosa c’entrano saltare e giocare con la scuola?”
C'entrano moltissimo!
Nel lavoro psicomotorio ci si dedica proprio a riscoprire il desiderio e a favorire l’identità, l’autonomia e la relazione perchè senza questi elementi non ci può essere vero apprendimento o è una fatica quotidiana che stressa tutti, dal bambino ai genitori e porta via un sacco di energie e tempo.
Perché dico che servono identità e autonomia?
Perché il pensiero autonomo può emergere solo se l’altro si “allontana” dal corpo e dalla mente del bambino e gli consente di pensare e agire e desiderare in autonomia e così gradualmente passare da una relazione concreta, corporea, tipica del primo anno di vita, a una relazione simbolica, mediata dalla parola e dal pensiero, che è quella poi richiesta anche dall’apprendimento scolastico.
Sembra scontato, ma vi assicuro che non è così: la maggior parte dei bambini hanno poca esperienza di un reale spazio di desiderio e autonomia. Riconosciamo che sono spesso iperprotetti, assistiti in molte cose che potrebbero fare da soli, invasi da noi grandi, super esaltati come prodigi per ogni cosa, o al contrario, lasciati ad arrangiarsi sempre, “tanto è grande”, con un grande senso di solitudine emotiva e fragilità nascosta sotto tante competenze ed esperienze che gli facciamo fare. Molti bambini sono disarmonici nella relazione tra corpo e mente, tra sé e la realtà.
Se molti bambini di otto-nove anni e oltre, non fanno i compiti se la madre non è vicino o se il papà non urla sempre, quasi sempre non è perché non sono intelligenti o i compiti sono particolarmente difficili. E’ che hanno bisogno ancora del corpo della madre vicino, è lei che fa per loro. Hanno bisogno della voce del papà, di un legame reale affettivo e di qualcuno che desidera e pensa per loro. Devono crescere nell’autonomia vera, anche se sono “grandi” e giustamente vogliono affermarlo in mille modi (per ultimo lo studio!).

Ma è sempre la domanda vera del nostro bambino che dobbiamo cogliere e chiederci se a casa nostra e nelle complesse relazioni della famiglia lui ha un reale spazio di desiderio personale, di autonomia, di azione.
Poi chiederci se la nostra relazione con lui è buona ed equilibrata, se consentiamo anche esperienze di frustrazione e infine come possiamo fare per favorire questi prerequisiti anche dell'apprendimento.
Avete qualche idea?
Sono sicuro di sì...

(2- Continua)

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