QUALE CAMBIAMENTO IN PSICOTERAPIA?
15.11.2014 14:59
di Gilberto Gobbi
“Quello che può fare un terapeuta di qualunque scuola è di mettere il cliente in condizioni di innescare la propria ri-organizzazione. Quello che non può fare è di controllare o determinare quando, come e con quali conseguenze il cambiamento avrà luogo”
P.F. Dell e H.A. Goolishian
Il “cambiamento” è l’obiettivo fondamentale d’ogni forma e tipo di psicoterapia.
Cambiare significa passare da una situazione psicoaffettiva indesiderata ad un’altra più consona e congruente con l’ideale di sé.
Tuttavia in psicoterapia il cambiamento non può essere definito e stabilito né in generale, vale a dire non può essere uguale per tutte le persone, né a priori da altre persone, quali i genitori, i parenti, gli amici o dallo stesso psicoterapeuta.
Non possono essere definiti a priori i sintomi e le forme di condotta che si vogliono eliminare o acquisire, né l’equilibrio e lo sviluppo a cui tendere.
Chi definisce il cambiamento? - In psicoterapia il cambiamento è definito dallo stesso paziente in collaborazione con lo psicoterapeuta, partendo dalla realtà concreta, personale e situazionale.
La psicoterapia tende ad attivare quelle modifiche, che il cliente desidera realizzare con se stesso (stare bene con se stesso, nella propria realtà strutturale e dinamica) e nelle situazioni esterne. Di norma, questi cambiamenti, in maniera più o meno esplicita e profonda, si ripercuotono sull'ambiente circostante, cioè sulla famiglia e sulle persone con cui il paziente si relaziona.
Obiettivo della psicoterapia - Le varie forme di psicoterapia hanno come obiettivo quello di aiutare a superare, con tecniche e modalità diverse, i sintomi del cliente per una modifica profonda della personalità.
Il sintomo è un insieme di fenomeni psichici e fisici, con cui si manifestano i malesseri e le disfunzioni psicologiche (ansie, tensioni, ecc.). Il sintomo assume significati diversi secondo l’orientamento psicologico del modello psicoterapeutico di riferimento.
Le psicologie del comportamento, per esempio, considerano il “sintomo” come un comportamento non appropriato, inefficace e disturbante, che deriva da un apprendimento erroneo, che va modificato e sostituito con un nuovo tipo di comportamento più adeguato.
Per la psicologia dinamica, invece, con le sue diverse forme e approcci, il “sintomo” è considerato come un “messaggio cifrato”, un “simbolo”, che va decodificato per comprendere il conflitto o il complesso che lo origina, su cui intervenire nel lavoro terapeutico.
La psicoterapia, in ogni caso, non si propone di cancellare tutti i sintomi, ma tende a modificare la loro incidenza o quanto meno a renderli meno oppressivi e compulsivi.
Cerca, in vari casi, di aiutare la persona a saper convivere con alcuni sintomi, senza che ciò comporti sommovimenti gravi della personalità. Già acquisire la capacità di saper convivere con dei sintomi è un grosso cambiamento.
Tale capacità si collega ad una parola chiave del cambiamento psicoterapeutico: l’accettazione, che non è solo una parola, ma un processo, un vissuto dinamico, che mette in moto una serie di energie psicologiche. Già l’accettare in modo attivo di avere problemi psicoaffettivi fa diminuire l’ansia e mette nella predisposizione di poterli affrontare. S’impara ad avere pazienza con se stessi, si comincia a volersi bene, la collaborazione con lo psicoterapeuta s’intensifica, la ristrutturazione di sé segue il suo corso.
La psicoterapia opera dei cambiamenti.
Il cambiamento comporta, di per se stesso, un adattamento, che può essere passivo e conformista o attivo e responsabile.
E’ passivo e conformista quell’adattamento che richiede un adeguamento del soggetto alla pressione di condizionamenti esterni e d’accettazione della realtà che incombe e nei confronti della quale non è possibile fare nulla, se non “accettare” supinamente. E’ una specie d’acquiescenza fatalistica.
L’adattamento attivo e responsabile, invece, è un cambiamento, che tiene conto della realtà oggettiva del soggetto, interna ed esterna, il quale recupera le potenzialità positive, promovendo l’integrazione intrapsichica e psicosociale. Ciò gli richiede una presa di coscienza e l’accettazione attiva di norme, criteri e valori a cui aderire in forma critica e costruttiva e quindi di attivarsi per realizzarli liberamente. Per esempio, non cambia per far piacere al terapeuta, ma per se stesso.
L’adattamento attivo e responsabile costituisce un obiettivo essenziale di ogni psicoterapia. La collaborazione tra psicoterapeuta e cliente mira a far sì che questi possa sviluppare le proprie capacità di adattamento attivo e responsabile, per raggiungere nelle diverse aree del proprio sviluppo personale e psicosociale, le finalità che egli si propone.
Spesso lo psicoterapeuta si sente chiedere dai parenti del paziente di far ritornare il soggetto (adolescente, giovane, marito, moglie) “com’era una volta”. Non è compito dello psicoterapeuta “adeguare”, in forma passiva e conformistica, le persone alle norme, ai criteri e valori della cultura, del gruppo sociale e dei differenti sottogruppi di appartenenza.
E’, invece, parte integrante del cambiamento attivo e responsabile aiutare la persona ad essere desiderosa, intenzionata e capace di utilizzare le proprie risorse positive, personali e ambientali, per una costruzione integrale e significativa del suo “essere-nel-mondo”; cioè, per scoprire e dare senso alla vita, al proprio pensare ed agire, a trovare la propria congruente misura tra il reale e l’ideale di sé.
Se è vero che una persona è matura, quando attua l’ideale di sé nella situazione, la psicoterapia tende ad aiutare il cliente a fare le proprie scelte, realisticamente, in relazione a bisogni, capacità e valori, limiti e condizionamenti, e a concrete possibilità di realizzarli, operando un costante confronto tra la realtà del proprio essere e le circostanze, in un costante processo di ricerca di equilibrio dinamico.
Nel lavoro terapeutico è chiaro che non tutti i pazienti raggiungono uno stesso tipo di cambiamento e un medesimo livello di sviluppo.
La singolarità e la soggettività delle persone con le loro problematiche comportano che ognuna faccia un suo percorso e segua i propri ritmi.
Il cambiamento derivato dalla psicoterapia è soggetto a vari fattori, tra cui:
- l’esperienza emotiva, che il soggetto vive e prova nelle varie situazioni relazionali con la sua intensità e le sue modalità espressive. L’esperienza emotiva del cliente è connessa al costante flusso tra il presente, il passato e il futuro, legato alle implicazioni dei processi transferali e controtransferali;
- la padronanza cognitiva, come capacità di comprendere i fenomeni e di saperli collocare nel contesto esperienziale. Il costante chiarimento del proprio agire, delle radici e delle sue conseguenze, facilita la progressione, provoca gli arresti e le regressioni e riattiva le nuove conquiste;
- la regolazione comportamentale, cioè la capacità di tramutare in comportamenti aspetti di sé conosciuti cognitivamente, cioè di passare dalla conoscenza alla realizzazione concreta, modificando gli atteggiamenti interni in un nuovo equilibrio psicofisico.